Zeitschrift Rezensionen

Rezensiert von: Elisabetta Fiocchi Malaspina*

Paolo Amorosa, Rewriting the History of the Law of Nations. How James Brown Scott Made Francisco de Vitoria the Founder of International Law Oxford, Oxford University Press, 2019, 368 p., ISBN 9780198849377.

1Paolo Amorosa offre una ricostruzione storico-giuridica e politica di uno tra i più importanti nonché autorevoli giuristi statunitensi esperti di diritto internazionale vissuti tra la fine del XIX secolo e la prima metà del XX secolo: James Brown Scott (1866-1943). Il libro è caratterizzato da un’attenta disamina del profilo biografico e intellettuale di Scott con l’ausilio anche di fonti archivistiche conservate alla Columbia University (Carnegie Endowment for International Peace Papers) e alla Georgetown University (James Brown Scott Papers) e metodologicamente si colloca all’interno degli attuali dibattiti sulla storia del diritto internazionale1.

2Scott, dopo gli studi all’università di Harvard, intraprese una brillante carriera accademica che lo portò a divenire prima professore di diritto internazionale all’Università dell’Illinois, dal 1903 al 1906 alla Columbia University, successivamente alla Johns Hopkins e dal 1921 al 1940 alla Georgetown University. Ma il giurista ebbe un ruolo determinante soprattutto nella “pratica” del diritto internazionale come consulente legale del Dipartimento di Stato americano, fu il fondatore dell’American Society of International Law, e del Carnegie Endowment for International Peace; partecipò inoltre alla Seconda Conferenza dell’Aja del 1907 e in quella di Parigi del 1919, in cui si delineava il nuovo assetto geopolitico globale al termine della Grande Guerra.

3Amorosa, grazie ad una capacità narrativa coinvolgente unita ad un ritmo incalzante, mette in luce un altro aspetto di Scott: come sia riuscito a far diventare il dominicano spagnolo Francisco de Vitoria (1483-1546), tra i protagonisti della Scuola di Salamanca, il padre fondatore del diritto internazionale. In particolare viene analizzato l’utilizzo della storia da parte del giurista americano nel diritto internazionale per costruire un parallelo politico: le narrazioni storico giuridiche di Scott si intrecciano e si riflettono nell’ascesa degli Stati Uniti come potenza globale all’inizio del ventesimo secolo.

4Negli anni tra i due conflitti mondiali Scott pubblicava una serie di opere sulla storia del diritto delle genti, sostenendo che l’origine della disciplina dovesse essere ricercata non tanto nelle guerre di religione europee dei secoli XVI e XVII e nel pensatore olandese Ugo Grozio, quanto piuttosto nella Scuola di Salamanca e in quello che era stato l’impatto giuridico, filosofico e antropologico scaturito dalla scoperta dell’America. Per quale motivo - si chiede Amorosa – Scott avrebbe dedicato gli ultimi anni della sua carriera per un’impresa dal sapore squisitamente storico? L’aspetto storico è solo apparente perché Scott unisce la storia alla realtà contingente, entrando nelle dinamiche delle relazioni internazionali, createsi dopo la fine della prima guerra mondiale che hanno portato progressivamente alla costituzione della Società delle Nazioni.

5Per ricostruire la posizione di Scott, Amorosa si sofferma su due momenti importanti della vita del giurista americano che hanno influito in modo determinante sulle sue teorie: c’è il James Brown Scott, tra gli anni 1898 e 1921, impegnato ad affermarsi nella professione del diritto internazionale, diviso tra ragione scientifica e fede religiosa. Vengono messi in evidenza i collegamenti istituzionali e la storia delle relazioni internazionali tra gli Stati Uniti e Cuba, soffermandosi sulla guerra ispano-americana del 1898, sino ad arrivare al 1920 quando Scott entrò in contatto con gli esperti cubani di diritto internazionale. L’analisi si concentra sulla realizzazione di progetto di diritto internazionale fondato su una visione messianica articolato tra concetto di uguaglianza ed egemonico, al cui centro c’è l’impegno per la creazione di una corte di giustizia internazionale.

6C’è poi il James Brown Scott tra gli anni 1925 fino al 1939: Amorosa investiga sulle motivazioni che lo hanno portato a “tornare” a Vitoria, ricostruendo le origini del diritto internazionale, la collaborazione con Ernest Nys, la fondazione della serie Classics of International Law nella quale furono edite le lezioni di Vitoria non solo in latino ma anche nella traduzione inglese, nonché la pubblicazione nel 1928 del celebre testo The Spanish Origin of International Law. Molto interessanti sono le pagine dedicate ai tentativi posti in essere da Scott per integrare il Papa e la Santa Sede, come sostenitori del fondamento morale anche nelle relazioni internazionali, ai fini della realizzazione di una costruttiva pace globale; teorie cristallizzate nel libro edito nel 1934 con il titolo The Catholic Conception on International Law. In questa seconda parte della vita di Scott si assiste anche ad un suo avvicinamento alle principali attiviste femministe americane come Doris Stevens e Alice Paul, sostenendo la necessità dell’uguaglianza civile e politica tra uomo e donna. La collaborazione culmina nel 1933 con l’approvazione, durante la Conferenza Panamericana di Montevideo, di un accordo internazionale con cui gli Stati americani si impegnavano al rispetto dell’uguaglianza, grazie alla dedizione di Stevens e alla mediazione di Scott, che ricollegava tale concetto direttamente alle teorie elaborate da Vitoria e Suarez.

7Il volume è un importante contributo per rigore storico, giuridico, scientifico e critico non solo alla storia del diritto ma anche al diritto internazionale: la scelta di una determinata narrazione storica, con l’ausilio di una precisa metodologia può cambiare radicalmente il modo in cui gli eventi possono essere esposti, dando maggiore attenzione agli aspetti politici e ai meccanismi giuridici da essi innescati, con decisive ricadute non solo storiografiche, ma anche concettuali. L’eredità che James Brown Scott ha lasciato nel diritto internazionale è intimamente legata ai quei processi che, letti con gli occhi di Vitoria, hanno progressivamente portato alla cristallizzazione di concetti chiave quali uguaglianza e libertà di commercio.

8Il lettore è portato a riflettere sulla complessità della storia delle storie del diritto internazionale2, auspicando che l’approccio critico venga sviluppato non attraverso una rigida delimitazione tra le discipline, ma al contrario sia il risultato di un fruttuoso dialogo tra teoria e pratica, tra metodo storico e metodo giuridico. Per usare le sue stesse parole: “it is possible […] to build histories of international law seeking understanding of the past and a politically engaged view of the future” (319-320).

9Il disegno programmatico di Scott si trova anche rappresentato visivamente: l’immagine di copertina al volume è il dipinto conservato al Dipartimento di Giustizia americano che raffigura Francisco de Vitoria nei suoi abiti religiosi con un mappamondo tra le mani, ma il volto è quello di James Brown Scott.

Rezension vom 9. Juli 2020
© 2020 fhi
ISSN: 1860-5605
Erstveröffentlichung
9. Juli 2020

DOI: https://doi.org/10.26032/fhi-2020-006

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